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La ASST Papa Giovanni XXIII tra i vincitori del Premio Nazionale Leads – Donne leader in Sanità

Uno dei punti di forza che ha permesso alla ASST Papa Giovanni XXIII di fare fronte all’emergenza Covid-19 con estrema flessibilità operativa è stata la presenza di una componente femminile numerosa ed articolata, sia nell’Unità di Crisi anti Covid che nella leadership diffusa. Un fattore positivo che ha agevolato la rimodulazione dei servizi esistenti e l’attivazione di servizi aggiuntivi, rivolti anche a bisogni di genere. Questa la sintesi del progetto “Stare ‘un’ora avanti al virus’: le donne del Papa Giovanni nell’emergenza pandemica tra flessibilità ed integrazione” che la Direzione del Papa Giovanni ha presentato alla prima edizione del Premio Leads – Donne Leader in Sanità e che è valso all’Ospedale di Bergamo la vittoria ex aequo nella categoria Enti pubblici e privati accreditati, a giudizio della Giuria presieduta da Beatrice Lorenzin e composta da autorevoli esperti tra cui i già ministri Renato Balduzzi e Maurizio Sacconi. Il progetto è un modello di buone pratiche gestionali ed un doveroso omaggio alle dipendenti, il 75% sul totale dei collaboratori. Rappresenta inoltre uno spunto di riflessione sul ruolo della componente “in rosa” nei contesti sanitari. 

Lo scoppio della pandemia ha costretto l’ospedale bergamasco a un continuo ‘work in progress’. Alla riorganizzazione continua dei reparti per far spazio alle degenze Covid-19 si è affiancata l’attivazione rapida di nuovi servizi. Il Papa Giovanni è stato identificato come centro di riferimento per le gestanti e le partorienti con malattia da Covid-19 o con semplice positività al virus. Il follow up delle donne gravide e puerpere è stato seguito grazie al modello del case management, già attivo in molti reparti. Al padre dei nascituri è stata garantita la presenza in sala parto. Al secondo genitore sono state permesse le visite nelle aree pediatriche. Fin dai primi giorni sono stati organizzati corsi di formazione interni per illustrare i percorsi di assistenza e cura dei pazienti Covid-19 in sicurezza. Nella seconda ondata pandemica è stato attivato l’infermiere di Famiglia e di Comunità, che ha contribuito tra l’altro al contenimento del contagio sul territorio e a somministrare 600.000 vaccinazioni anticovid. Tutto questo è stato possibile anche grazie alla leadership diffusa espressa dalla componente femminile a livello organizzativo e decisionale e alla forte integrazione in azienda in tutti i ruoli sanitari, amministrativi e tecnici. 

Maria Beatrice Stasi premio LeadsLa targa del Premio è stata consegnata nel corso della cerimonia di lunedì 20 giugno nella sede del Ministero della Salute a Roma da Patrizia Ravaioli, Presidente Associazione Donne Leader in Sanità. Presente tra gli altri Giovanni Leonardi, Segretario Generale del Ministero della Salute. Per la ASST Papa Giovanni XXIII era presente il direttore generale Maria Beatrice Stasi, che ha espresso parole di ringraziamento: “Lo considero un riconoscimento alla nostra ASST in toto per il lavoro incessante che ancora continua per il contrasto alla pandemia. È indubbio che le donne nelle aziende sanitarie, anche perché oggi rappresentano la grande maggioranza della forza lavoro nei contesti sanitari, hanno portato sulle spalle il peso maggiore della pandemia nella cura, nell’assistenza, nell’organizzazione. Spesso ha prevalso una descrizione ‘bellica’ della pandemia che ha evocato condottieri e campi di battaglia. In realtà il risultato di contrasto al Covid, anche in situazione di grave emergenza come nei nostri Ospedali di Bergamo e di San Giovanni Bianco, è stata affrontata valorizzando la leadership diffusa, la semplificazione della comunicazione tra i livelli gerarchici, la flessibilità e l’integrazione continue per  stare ‘un’ora avanti al virus’ per cercare di non esserne sopraffatti. È merito credo anche della cultura ‘in rosa’ che ci contraddistingue come azienda sanitaria, se siamo riusciti con flessibilità organizzativa a rafforzare e modulare i servizi esistenti, reggendo all’enorme stress di sistema causato dall’emergenza sotto il profilo organizzativo, psicologico e professionale”

Una cultura ‘al femminile’ che si riflette in una particolare attenzione alla salute della donna e nell’offerta di servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie di genere e dei tumori in ambito ginecologico e senologico. Il Papa Giovanni XXIII è specializzato nella gestione dell’evento nascita e delle gravidanze complesse. Anche nell’anno del Covid ha fatto registrare il quarto posto in Italia per numero di ricoveri per parto (3.865, dati AGENAS).
 

PRESENZA E RUOLO FEMMINILE NELLA PANDEMIA AL PAPA GIOVANNI XXIII

LA PRESENZA

  • Personale in azienda (operatori sanitari, amministrativi, tecnici e di supporto): 
    75% donne - 25% uomini
  • Personale riallocato per far fronte all’emergenza: 
    876 professionisti, di cui 736 donne (84%) e 140 uomini (16%)
  • Livelli decisionali e organizzativi: 
    • Unità di crisi: 18 componenti di cui 11 donne  
    • Direzione Strategica: composta al 50% da donne nel 2020 (oggi al 75%)
    • Figure di coordinamento e con incarichi di funzione delle professioni sanitarie e sociali: 106 incarichi di funzione di cui 79 donne (75%) e 27 uomini (25%)

SERVIZI ATTIVATI O POTENZIATI 

  • Formazione clinica, assistenziale e organizzativa per l’emergenza sul Covid-19 per nuovi percorsi formativi rivolti a oltre 7.000 iscritti ai corsi: 
    114 docenti totali, 92 di genere femminile (81%), 22 uomini (19%) 
  • Case management: è un modello organizzativo che agevola il percorso clinico-assistenziale dei pazienti nei reparti. Il servizio è stato dedicato anche al follow-up COVID delle donne gravide e puerpere:
    142 case manager attivi (130 donne, 12 uomini)
  • Infermiere di famiglia e di comunità: nuova figura attivata dal novembre 2020 in occasione della pandemia: 39 figure di cui 36 donne e 3 uomini
  • Rapporti con i media, comunicazione al cittadino, comunicazione interna: forte aumento di richiesta di informazioni, con richieste giornalistiche estese all’ambito nazionale ed internazionale:  
    staff di 3 professionisti (giornalisti e comunicatori pubblici), di cui 2 donne
  • Decisivo anche il ruolo ricoperto dalle donne nella gestione della Fiera di Bergamo, che ha ricoperto molteplici funzioni nelle varie fasi pandemiche: ricovero di pazienti acuti ad alta e bassa intensità di cura, follow-up dei pazienti con Covid-19, tamponi, vaccinazioni.