Giocamico

Giocamico è un progetto che attraverso il gioco vuole trasmettere ai bambini ricoverati la consapevolezza del percorso di cura che dovranno seguire. 
 
Grazie a giochi specifici, Giocamico prepara i piccoli pazienti all’intervento chirurgico e agli esami diagnostici più invasivi o fastidiosi. La sala operatoria diventa un’astronave, l’intervento un viaggio avventuroso: grazie a suoni, immagini e simulazioni, la cura non viene solo raccontata, ma vissuta con situazioni diverse in base all’età dei bambini. 
 
Così per chi ha fino ai 10 anni la psicologa si presenta con una grande borsa in stile Mary Poppins da cui prende i suoi due preziosi assistenti: Nadia e Giacomino, due bambole di pezza, e tutto lo strumentario con cui i bambini ricoverati hanno a che fare: aghi, siringhe, elettrodi e cannule. Da lì inizia la relazione con il bambino per parlare di quello che accadrà, ma anche delle emozioni e dei sentimenti che prova il piccolo. Ai preadolescenti e agli adolescenti viene invece proposto un colloquio conoscitivo che diventa l’occasione per esprimere e condividere le proprie emozioni legate al  percorso di cura da affrontare.
 
Il progetto Giocamico, rivolto ai pazienti pediatrici di età compresa tra i 3 e i 17 anni, è iniziato a Bergamo nel 2012, grazie alla collaborazione tra il Papa Giovanni e le onlus Amici della Pediatria e L'Orizzonte di Lorenzo. Prendendo a modello le esperienze dei grandi centri pediatrici internazionali e degli ospedali di Parma e Sassari, Bergamo si è subito distinto per l’approccio meno educativo e più psicologico. 
 
Dal 2014 l’attività è stata estesa a tutte le degenze pediatriche, compresa la Chirurgia pediatrica, l’Odontostomatologia e l’Ortopedia e traumatologia, e a tutti i bambini ritenuti idonei, compresi quelli che non parlano italiano, perché l’approccio è basato soprattutto sul gioco e richiede solo una comunicazione essenziale.
 
Giocamico coinvolge anche i genitori, che vengono così accompagnati nella comunicazione con il proprio figlio, in un momento difficile anche per gli adulti, spesso disorientati e dubbiosi su cosa dire e come relazionarsi con il proprio bambino.